Credete nei miracoli? Al Michaels nel 1980 rispose di SI. E con lui un’intera nazione. Di fronte agli occhi increduli del mondo intero una squadra di sconosciuti ragazzi americani aveva sconfitto una delle formazioni più forti di sempre. Si trattava di una partita di Hockey sul ghiaccio. Si trattava di USA contro URSS. L’impresa di quei ragazzi fu ribattezzata il “Miracolo sul Ghiaccio” e questa è la loro storia.
Lo chiamavano “Hiroshima”
1961: il sottomarino nucleare K-19 lascia il fiordo di Murmansk per il primo viaggio di collaudo. Ma a duemilaquattrocento chilometri dalla base, al largo dell’isola norvegese di Jan Mayen, qualcosa va storto. Il circuito di raffreddamento è in avaria, il reattore si surriscalda, rischia di esplodere come avrebbe fatto quello di Černobyl’ 25 anni più tardi. E nessuno sa cosa fare.
Operazione “Kama”: l’importanza di dire “niet”
Una storia che inizia al freddo del fiordo di Murmansk, sul mare di Barents, e finisce al caldo del mar dei Caraibi, al largo di Cuba. La storia di un ufficiale che, seppure all’oscuro del rapido susseguirsi di avvenimenti che stavano lasciando il mondo col fiato sospeso, ebbe il coraggio di dire «niet». La storia di come, nel 1962, siamo stati ad un passo dalla fine del mondo. E, per una volta, davvero.
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