cementificazione, urbanizzazione selvaggia, soprattutto delle aree turistiche. Deriva dal toponimo della città ligure di Rapallo (foto sopra) con il suffisso deverbale –izzazione, la quale città fu una delle prime località di mare ad essere interessate da quello sviluppo edilizio incontrollato e speculativo che, in conseguenza del boom economico italiano, interessò diverse aree turistiche di richiamo.
A proposito di verde, Rapallo è la cittadina ligure che ne ha ancora di più. Constatazione consolante, dopo tutto quello che è stato detto sulla «rapallizzazione» cementizia in Liguria.
“Il Centro del Tigullio” in La Stampa, 16 giugno 1971, pag. 19
…non è più una geografia delle differenze a colpire il cronista-viaggiatore, ma quella di nuovi e assai più omologanti riti di massa di cui divengono simboli ‘la Lambrate sul Tigullio’ e il processo di ‘rapallizzazione’ delle coste.
“Della grande trasformazione del paesaggio” in Lanzani, A. et al. L’Italia e le sue Regioni. Treccani, 2015.
L’invenzione del termine è attribuita a Enrico Piccardo, operaio e consigliere comunale del Partito Comunista Italiano a Rapallo,[1] il quale lo avrebbe utilizzato per denunciare non solo la cementificazione in sé, ma un sistema trasversale di favoreggiamento della stessa che univa l’imprenditoria locale dell’edilizia e del suo indotto. Il termine fu poi utilizzato da diversi autori che ne favorirono la diffusione, tra i quali: lo scrittore Italo Calvino, che già nel 1961 lo utilizzò nel suo romanzo La speculazione edilizia riferendosi alla «squallida invasione del cemento» nella riviera ligure; il giornalista Giorgio Bocca, che ne fece uso negli anni Sessanta per denunciare la speculazione edilizia nella regione; il giornalista Antonio Cederna, anch’egli impegnato nella battaglia contro la cementificazione selvaggia, e Indro Montanelli che lo utilizzò in un celebre programma della RAI il 20 luglio 1973 dedicato al futuro di Portofino.
Il termine fu sin da subito contestato dai rapallesi, i quali ritenevano che mettesse in cattiva luce la propria città e che comunque Rapallo non fosse l’unico centro a soffrire per lo scempio cementizio. Nel 1989 fu infatti introdotto nel Dizionario italiano ragionato di Angelo Gianni l’analogo termine →riminizzazione da Rimini, altra città vittima della speculazione edilizia selvaggia. Nel 1994 l’allora sindaco di Rapallo, Gian Nicola Amoretti, scrisse agli editori dei più importanti dizionari italiani chiedendo di rimuovere il lemma rapallizzazione dai propri volumi in quanto «obsoleto, anacronistico e offensivo per i rapallesi.» La richiesta fu accolta dal linguista fiorentino Gianfranco Oli, compilatore del dizionario Devoto-Oli (ed. LeMonnier) che al termine del processo di revisione quinquennale: «Ho deciso di non inserire nuovamente la parola — spiegò il lessicografo ad Adnkronos (op. cit.) — perché ormai non viene più usato da anni e la sua fortuna è stata di breve durata, legata soprattutto al linguaggio giornalistico. Al posto di rapallizzazione meglio utilizzare semplicemente ‘cementificazione selvaggia’». Il termine continuò però ad essere registrato da altri dizionari e tuttora periodicamente riemerge nell’uso giornalistico, soprattutto in concomitanza con le frequenti alluvioni e mareggiate che affliggono la Liguria e i cui effetti dannosi sono resi più severi proprio dalla urbanizzazione indiscriminata.
Derivati
Invertendo il classico processo di derivazione, secondo il quale i sostantivi che terminano con il suffisso deverbale –zione sono solitamente derivati da un verbo (es. amministrare → amministrazione); la parola rapallizzazione ha generato anche un verbo che ne esprime l’azione, ossia rapallizzare, che compare già nel 1965 in un articolo de La Stampa:
Qui fu coniato un nuovo termine edilizio: rapallizzare. Significava: rovinare la vista del mare a chi sta dietro.
Giuseppe Faraci, “Portofino affascina sempre i turisti di tutto il mondo”. La Stampa, venerdì 25 giugno 1965. Pag. 13
Al participio passato di rapallizzare corrisponde l’aggettivo rapallizzato/a, che si riferisce ad un luogo che ha subito un processo di “rapallizzazione”.
Sul modello di rapallizzazione sono stati successivamente coniati termini simili, formati da un toponimo con l’aggiunta del suffisso –zione, che indicano il processo di cementificazione selvaggia in (o sul modello di) un dato luogo:
- negrarizzazione: dal comune di Negrar, in provincia di Verona (2007);[2]
- riminizzazione: da Rimini, città della costa romagnola (1986).
- [1]AA.VV. Bruno Gabrielli: città e piani. Milano: Franco Angeli, 2019. Pag. 211 — ISBN 978-8891778802.↩
- [2]“negrarizzazione” in Neologismi. Treccani, 2008. Web.↩
- Castoldi, Massimo e Ugo Salvi Parole per ricordare — Dizionario della memoria collettiva. Bologna: Zanichelli, 2003. Pag. 322. ISBN 88–08–08878–2
- Cortelazzo, Manlio e Ugo Cardinale Dizionario di parole nuove 1964 – 1984. Torino: Loescher Editore, 1986. Pag. 143
- “Addio alla rapallizzazione” in La Stampa, 30 novembre 1994, pag. 39
- “rapallizzare” in Grande Dizionario Italiano. Hoepli, 2018.
- P. Fallai «Rapallare» o «riminizzare»? La storia sfortunata di due neologismi in Corriere della Sera, 9 novembre 2018. Web.
- ”RAPALLIZZAZIONE”: SCOMPARE DAL DEVOTO-OLI in Adnkronos 29 novembre 1994. Web.
- R. Coluccia “Lingua e turismo indiscriminato” in Il Nuovo Quotidiano di Puglia, 20 agosto 2017. (consultabile su iunctura.eu , web.)
- “rapallizzare” in Dizionario Italiano Olivetti. Web.
- “rapallizzato” in Dizionario Italiano Olivetti. Web.
Foto in alto: panorama di Rapallo, 2008 — D. Papalini [CC BY-SA 3.0]