A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z

diktat

In dizionario, lessico politico, voci dal tedesco di Silvio DellʼAcqua

ordine autoritario e indiscutibile, editto bulgaro, condizione non negoziabile imposta da una autorità superiore o dal vincitore di un conflitto alla parte soccombente.
Sopra: seduta del “Soviet Supremo” a Mosca nel 1974.

Dictatus Papae

Il Dictatus Papae del 1075.

Deriva dal tedesco Diktat, propriamente “dettato” (che infatti significa anche precetto, norma[1]), a sua volta dal latino dictatus, participio passato di dictare, “prescrivere”: il Dictatus Papae fu infatti un documento redatto nel 1075 circa dal papa Gregorio VIII, nel quale si enunciavano unilateralmente i poteri attribuiti al Pontefice e si rivendicava la superiorità dell’istituto pontificio su tutti i sovrani laici, imperatore incluso. Nel XIX secolo fu utilizzato il termine Diktat in riferimento alla “Pace di Tilsit” del 1807, siglata da Napoleone con lo zar Alessandro I di Russia (7 luglio) con il re Federico Guglielmo III di Prussia (9 luglio):


August 1807 auch die Geburt des neuen Königreichs W.[2] vollbracht. Denn durch den für den Imperator so glücklichen Frieden zu Tilsit war der Sieger von Jena nicht bloß zum Herrn aller preußischen Staaten bis zur Elbe gemacht worden, sondern er war auch in den Vollbesitz der Länder der Kurfürsten von Hessen und Hannover und des Herzogs von Braunschweig gelangt, die er sich durch das Glück seiner Waffen erobert hatte und deren Regenten flüchtig geworden waren. […] Es folgte sogleich Dekret auf Decret, denen daö kaiserliche Diktat abzumerken war…
Nell’agosto del 1807 anche la nascita del nuovo regno di Vestfalia[2] era compiuta. Per la pace a Tilsit, che fu così fortunata per l’Imperatore, non solo il vincitore di Jena fu nominato signore di tutti gli stati prussiani fino all’Elba, ma era anche in possesso delle terre degli Elettori di Hesse e di Hannover e del Duca di Brunswick, che aveva conquistato con la fortuna delle sue armi e i cui reggenti erano diventati fugaci. […] Immediatamente seguì decreto su decreto, da cui si doveva notare il diktat imperiale…


da Staats- und Gesellschafts-Lexikon. Berlino, 1866.
Pace di Tilsit, 7 luglio 1807

Pace di Tilsit: il 7 luglio 1807 Napoleone riceve lo Zar Alessandro I su un pontone galleggiante firmato su un pontone galleggiante nel mezzo del fiume Nemunas, che segnava la linea di demarcazione tra le zone di influenza francese e russa (dipinto di Adolphe Rohen, 1807).

La pace di Tilsit impose infatti dure condizioni alla Prussia, la quale dovette rinunciare ad ampie porzioni del proprio territorio a favore del Regno di Vestfalia e al Ducato di Varsavia, neocostituiti stati–vassallo di Napoleone; cedere Cottbus alla Sassonia e Białystok all Russia, aderire al “blocco continentale” ossia una sorta di embargo imposto dalla Francia alle navi britanniche in tutti i porti di influenza francese; limitare l’organico del proprio esercito.

Alla fine della prima guerra mondiale, nella Germania sconfitta, furono definiti “Diktat” i trattati di Versailles e di Saint-Germain-en-Laye del 1919 che imposero le condizioni della pace e il pagamento delle riparazioni senza possibilità di negoziazione. Il giornale francese Temps, in un articolo del 1919 sula pace di Versailles parlò di «paix de justice dictée», il che potrebbe aver suggerito il termine Diktat, che però — come abbiamo visto — era già in uso in tedesco già dal XIX secolo.
Le delegazioni riunite a Versailles, 1919

Le delegazioni riunite a Versailles, 1919


La parola diktat fu poi utilizzata anche dalla stampa straniera, dapprima in riferimento alle condizioni umilianti imposte dai trattati di pace alla Germania, ma anche ad altri paesi visto che le condizioni non soddisfarono appieno nessuna delle parti firmatarie (in Italia si parlò di “vittoria mutilata”, espressione coniata da Gabriele d’Annunzio); in seguito in senso generico per indicare una imposizione vessatoria imposta unilateralmente sul modello di Versailles. Il termine diktat è attestato dal 1933 in inglese (Douglas Harper, op. cit.) e dal 1936 in francese (Ortolang, op. cit.).

Nel linguaggio giornalistico italiano entrò definitivamente alla fine della seconda guerra mondiale, dove per lo stesso motivo fu definito diktat il trattato imposto dai vincitori all’Italia sconfitta, fissandone definitamente l’accezione negativa:

Pagheremo 100 milioni di dollari alla Russia con: macchinari, navi, beni italiani all’estero e consegna di merci fra tre anni. […] Le decisioni dei quattro frattanto suscitano commenti non sempre benevoli per gli uomini che si sono assunti la responsabilità del «diktat» nei confronti dell’Italia.

“Il 29 luglio, conferenza della pace”. in La Stampa, 5 luglio 1946.

L’uso della parola diktat si diffuse ulteriormente in italiano durante i successivi anni della guerra fredda, per definire i rigidi ordini imposti dal Politburo di Mosca ai paesi satelliti dell’Unione Sovietica:

Tito risponde “no„ al diktat di Mosca

Corriere d’Informazione, 12 maggio 1958. Pag. 1.

Diktat nei titoli del "Corriere d'Informazione" in relazione ai fatti della Primavera di Praga (1968)

La parola “Diktat” nei titoli del Corriere d’Informazione del 1968 in relazione ai fatti della Primavera di Praga: «Mosca: stasera il diktat?» (26 agosto); «Il diktat di Mosca a Praga» (18 luglio); «DIKTAT!» A PRAGA: «Non ce ne andiamo!» (5 ottobre).

Il termine diktat è tuttora utilizzato dalla stampa nei campi più disparati, che vanno dall’economia («Banche: no al diktat sul costo del denaro» Corriere dell’economia e della finanza, 15 maggio 1977) allo sport («Napoli–Genoa il diktat di Sarri» Corriere della Sera, 10 febbraio 2017) con il significato di “ordine perentorio”, “condizione non negoziabile” che presuppone un aut aut, sempre con connotazione negativa.

  Il diktat leghista contro la biblioteca

 in Repubblica, 7/4/2019

 


  1. [1]dettato” in Vocabolario online. Treccani. Web.
  2. [2]Königreich Westphalen (regno di Vestfalia).