La carne di manzo cruda e condita è un piatto della tradizione piemontese, in particolare di Alba, noto come “carne cruda all’albese”. Il nome “carpaccio” è però più recente e si deve al ristoratore veneziano Arrigo Cipriani, fondatore dell’Harry’s Bar di Venezia, che nel 1963 servì alla contessa Amalia Nani Mocenigo il piatto a base di fettine di filetto sottili condite con una salsa e lo chiamò “Carpaccio” in onore del pittore veneziano Vittore Carpaccio (1465 circa – 1525/1526), detto “il Carpaccio”. Il nome fu ispirato a Cipriani sia da una importante mostra sul Carpaccio che si teneva quell’anno a Palazzo Ducale, un grande evento culturale «di cui […] a Venezia si faceva un gran parlare», sia dal colore della carne cruda che «ricordava certi colori dell’artista».
- Schena, Elma, Adriano Ravera. “Carpaccio, un mito firmato Cipriani” in A Tavola Negli Anni Del Miracolo Economico. Scarmagno (TO): Priuli & Verlucca, 2015. Pag. 255-256.
- Castoldi, Massimo e Ugo Salvi Parole per ricordare — Dizionario della memoria collettiva. Bologna: Zanichelli, 2003. Pag. 77-78.
- Padovani, Clara e Gigi Italia Buon Paese. Torino: Blu Edizioni, 2011.
- “carpaccio” in Vocabolario online. Treccani. Web.
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