padrone, bianco, dallo swahili bwana, “signore”, appellativo con cui la popolazione nera delle colonie si rivolgeva ai bianchi in segno di rispetto. La forma italianizzata buana è attestata dal 1966 (cfr. Sabatini Coletti) come sinonimo ironico di bianco nel senso di europeo:
« Tutti quei buana là fuori, ben al di fuori da tutto questo, non lo fanno mai, se non una volta ogni dieci anni, più o meno, e allora preferiscono chiamarla una guerra»
da Norman Spinrad, Jack Barron Show (traduz. di G. De Vero, 2014).
L’espressione «buana», particolarmente diffusa negli anni ’80, fa anche parte di quello stereotipo razzista di importazione americana che, nelle opere cinetelevisive della seconda metà del novecento, vede il nero relegato a fedele servitore del bianco paternalista.
- “Sì buana” è il titolo di un episodio del film collettivo Dove vai in vacanza?
(1978), parodia del racconto di Hemingway “La breve vita felice di Francis Macomber” (I quarantanove racconti, 1938), nel quale Paolo Villaggio interpreta una improvvisata guida turistica per safari africani.
- Nei dialoghi in italiano del film La Cosa di J. Carpenter (The Thing, USA 1980) il personaggio di Nauls (interpretato da T.K. Carter), che corrisponde allo stereotipo anni’80 del nero fricchettone con i pattini a rotelle, si rivolge ai colleghi bianchi della stazione artica chiamandoli «buana».
- Nel fumetto per ragazzi “Topeka Smith” pubblicato su il Giornalino dal 1986 al 1992 (palese imitazione del ben più celebre Indiana Jones cinematografico) il macchiettistico –anche nel nome– assistente gibutiano Gangolo si rivolge ai bianchi con «buana».
- Si Buana è un doppio album della cantante italiana Mina pubblicato nel 1986.
Foto: Il Colonnello Oreste Baratieri del Regio Esercito Italiano ed il suo “stato maggiore” e guardie indigene a Saati, in Eritrea nel 1888 (Commons).
- “bwana” Sabatini Coletti in Corriere Della Sera (corriere.it)