Il prodigio di Stoccolma del 1535

In Arte, Geografia insolita, Storia di Silvio DellʼAcqua

La mattina del 20 aprile del 1535 i cittadini di Stoccolma assistettero ad uno spettacolo incredibile: da sei a otto “soli” scintillavano nel cielo, attraversato da altrettanti aloni a forma di cerchio o arco. Secondo la vox populi, un segno soprannaturale che avvertiva della collera divina e forse l’imminente arrivo della conseguente punizione sottoforma di sventura. Per la Svezia era un particolare momento storico: nel 1521 il nobile svedese Gustavo Vasa era riuscito a muovere i contadini alla rivolta contro la Danimarca, dando inizio alla guerra di liberazione svedese che portò alla deposizione del re danese Cristiano II da reggente dello stato scandinavo dell’Unione di Kalmar. Il 6 giugno del 1623 Gustavo Vasa fu eletto re di Svezia con il nome di Gustavo I e uno dei primi problemi che il nuovo monarca dovette affrontare fu l’impoverimento del paese causato dalla guerra civile ed il grande debito (100 000 marchi) contratto con Lubecca, che aveva prestato alla Svezia uomini e denaro e ora chiedeva di essere ripagata. Gustavo I, allora, pensò bene di ripianare il debito appropriandosi delle ricchezze della chiesa cattolica in Svezia. Attingendo agli insegnamenti del protestantesimo e agli argomenti predicati a Stoccolma dal pastore riformista Olof Persson (aka Olaus Petri) e altri giovani ecclesiastici, portò avanti una battaglia contro la ricchezza secolare del clero, riuscendo nel 1527 a far approvare dalla Dieta di Västeras la confisca dei beni ecclesiastici e la trasformazione ex lege della chiesa svedese in un culto protestante di matrice luterana sotto il controllo del monarca. Questa innovazione imposta, la spoliazione dei beni della chiesa e la demolizione di chiese e monasteri crearono (ovviamente) un grande malcontento tra i cattolici e anche Olaus Petri — che inizialmente aveva dato un contributo sostanziale alla riforma — criticava aspramente i metodi del re nei suoi sermoni. Dulcis in fundo, gli emissari del re danese Cristiano II (il quale si era legato al dito quella cosa dell’indipendenza svedese) sobillavano la popolazione a rivoltarsi contro la monarchia svedese che aveva impoverito e isolato il paese.
Gustavo Vasa entra a Stoccolma

L’entrata di Gustavo Vasa a Stoccolma, dipinto di Carl Olof Larsson (1908).

In questo contesto di tensione, e in un epoca in cui era ancora molto forte l’interpretazione religiosa dei cosiddetti “prodigi” in senso soprannaturale, lo spettacolare fenomeno fu visto da molti come un presagio dell’imminente vendetta di Dio sul re Gustavo I, colpevole di aver imposto il protestantesimo e di aver iniziato la guerra contro gli ex alleati danesi. Anche il riformista Olaus Petri interpretò la moltiplicazione del sole come un segno divino e subito commissionò al pittore svedese Urban Målare un quadro che raffigurasse la scena da mostrare alla propria congregazione. Tuttavia il pastore era incerto su quale significato attribuirgli. Poteva essere un avvertimento per il re, che aveva fatto distruggere gli edifici sacri e aveva accentrato sotto di sé il controllo della chiesa? O al contrario un avvertimento per i controriformisti, che cospiravano invece contro la monarchia svedese? Sebbene seriamente turbato dall’evento, nell’estate successiva diede una risposta “democristiana” che non scontentava nessuna delle due fazioni, spiegando che c’erano due tipi di segni: uno prodotto dal Diavolo per indurre gli uomini ad allontanarsi da Dio, e un altro prodotto da Dio per indurre l’uomo ad allontanarsi dal maligno; ma siccome l’uno era irrimediabilmente difficile da distinguere dall’altro non era possibile trarne una conclusione certa. Dal canto suo Gustavo I liquidò pragmaticamente la vicenda concludendo che, siccome i soli “finti” erano presto scomparsi, il prodigio non doveva annunciare nulla di significativo.

Il quadro di Urban Målare, noto come Vädersolstavlan (dipinto del parelio), fu esposto nella cattedrale di Stoccolma (Storkyrkan) accompagnato da una iscrizione in latino:

Anno 1535 1 Aprilis hoc ordine sex cœlo soles in circulo visi Holmie a septima matutina usque ad mediam nonam antermeridianam
Anno 1535 1 aprile questo ordine di sei soli in circolo è apparso a Stoccolma dalla settima ora alla media nona del mattino



Nel XVII secolo si perse la memoria dell’evento: nel 1622 il diplomatico danese Peder Galt, incuriosito dal quadro e dalla enigmatica didascalia, chiese cosa rappresentasse ma nessuno seppe dargli spiegazioni. Il dipinto originale del 1535 andò perduto ma ne sopravvive una copia, un dipinto realizzato nel 1636 da Jacob Elbfas e conservato nella stessa cattedrale, accompagnato da un cartiglio che recita — in latino e in svedese:

Anno del Signore 1535
Il ventesimo[1] giorno del mese di aprile sono stati visti nel cielo sopra Stoccolma tali segni da quasi le sette alle nove del mattino

Vädersoltavlan, 1636

Il dipinto Vädersoltavlan di Jacob Elbfas del 1636, copia dell’originale di  Urban Målare, raffigura il fenomeno del 1535.



Cos’era successo in realtà a Stoccolma quella mattina di aprile del 1535? In realtà, un fenomeno atmosferico ben noto e piuttosto comune, sebbene in quell’occasione si fosse manifestato con particolare intensità: quello del parelio o “cane del sole”. I sottili cristalli di ghiaccio di forma esagonale sospesi nell’atmosfera, che solitamente costituiscono le nubi dette “cirri”, agiscono come prismi causando la rifrazione della luce solare che si manifesta con cerchi o archi di luce (detti “cerchi parelici”) e macchie luminose che sembrano altri soli che accompagnano quello vero (da qui, forse, l’espressione “cani del sole”, la cui etimologia rimane però incerta). Un fenomeno altrettanto spettacolare, ricordato come “il Miracolo dei sette soli”, si manifestò a Danzica nel 1661.

parelio a Fargo nel 2009

Un parelio molto evidente a Fargo, Fargo, North Dakota (USA) nel febbraio 2009.

Nonostante all’epoca fossero molto frequenti le interpretazioni catastrofistiche dei cosiddetti “prodigi” come segni soprannaturali dell’ira divina, il fenomeno era probabilmente compreso dagli eruditi come naturale già in età medievale: lo stesso titolo del dipinto Vädersolstavlan, significava in svedese “dipinto del sole atmosferico”, il che sembra suggerire la natura ottica-atmosferica del fenomeno. Nel XVII secolo il gesuita bavarese Christoph Scheiner (1573-75 – 1650), fisico ed astronomo, studiò approfonditamente il fenomeno dei finti soli e vi dedicò il trattato Parhelia. Il Vädersolstavlan di Jacob Elbfas del 1636 è tuttora conservato nella cattedrale di Stoccolma ed è considerato non solo la più antica raffigurazione di un parelio, ma anche il più antico dipinto di Stoccolma e di un paesaggio svedese: riscoperto nel XX secolo, oggi è considerato uno dei quadri più iconici della storia della città.
illustrazione parelio 1493

Illustrazione di un parelio, di Hartmann Schedel per Le Cronache di Norimberga (1493).



 

Note e riferimenti

  1. [1]Il cambio di data, dal 1 aprile della iscrizione originaria al 20 aprile di quella del XVII secolo, potrebbe essere dovuta alla differenza tra il calendario gregoriano e quello giuliano precedentemente in vigore, sebbene l’impero svedese avesse adottato il gregoriano solo nel 1699.
  • Bolin, Sture “GUSTAVO I Erikson Vasa, re di Svezia” in Enciclopedia Italiana. Treccani, 1933.
  • Walter, François Catastrofi – una storia culturale. Angelo Colla Editore, 2009. Pag. 85. ISBN 978-88-89527-26-9
L'autore

Silvio DellʼAcqua

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Fondatore, editore e webmaster di Lapůta. Cultore di storia della Croce Rossa Internazionale. Appassionato di ricci.