L’entrata di Gustavo Vasa a Stoccolma, dipinto di Carl Olof Larsson (1908).
In questo contesto di tensione, e in un epoca in cui era ancora molto forte l’interpretazione religiosa dei cosiddetti “prodigi” in senso soprannaturale, lo spettacolare fenomeno fu visto da molti come un presagio dell’imminente vendetta di Dio sul re Gustavo I, colpevole di aver imposto il protestantesimo e di aver iniziato la guerra contro gli ex alleati danesi. Anche il riformista Olaus Petri interpretò la moltiplicazione del sole come un segno divino e subito commissionò al pittore svedese Urban Målare un quadro che raffigurasse la scena da mostrare alla propria congregazione. Tuttavia il pastore era incerto su quale significato attribuirgli. Poteva essere un avvertimento per il re, che aveva fatto distruggere gli edifici sacri e aveva accentrato sotto di sé il controllo della chiesa? O al contrario un avvertimento per i controriformisti, che cospiravano invece contro la monarchia svedese? Sebbene seriamente turbato dall’evento, nell’estate successiva diede una risposta “democristiana” che non scontentava nessuna delle due fazioni, spiegando che c’erano due tipi di segni: uno prodotto dal Diavolo per indurre gli uomini ad allontanarsi da Dio, e un altro prodotto da Dio per indurre l’uomo ad allontanarsi dal maligno; ma siccome l’uno era irrimediabilmente difficile da distinguere dall’altro non era possibile trarne una conclusione certa. Dal canto suo Gustavo I liquidò pragmaticamente la vicenda concludendo che, siccome i soli “finti” erano presto scomparsi, il prodigio non doveva annunciare nulla di significativo.
Il quadro di Urban Målare, noto come Vädersolstavlan (dipinto del parelio), fu esposto nella cattedrale di Stoccolma (Storkyrkan) accompagnato da una iscrizione in latino:
Nel XVII secolo si perse la memoria dell’evento: nel 1622 il diplomatico danese Peder Galt, incuriosito dal quadro e dalla enigmatica didascalia, chiese cosa rappresentasse ma nessuno seppe dargli spiegazioni. Il dipinto originale del 1535 andò perduto ma ne sopravvive una copia, un dipinto realizzato nel 1636 da Jacob Elbfas e conservato nella stessa cattedrale, accompagnato da un cartiglio che recita — in latino e in svedese:
Anno del Signore 1535
Il ventesimo[1] giorno del mese di aprile sono stati visti nel cielo sopra Stoccolma tali segni da quasi le sette alle nove del mattino
Cos’era successo in realtà a Stoccolma quella mattina di aprile del 1535? In realtà, un fenomeno atmosferico ben noto e piuttosto comune, sebbene in quell’occasione si fosse manifestato con particolare intensità: quello del parelio o “cane del sole”. I sottili cristalli di ghiaccio di forma esagonale sospesi nell’atmosfera, che solitamente costituiscono le nubi dette “cirri”, agiscono come prismi causando la rifrazione della luce solare che si manifesta con cerchi o archi di luce (detti “cerchi parelici”) e macchie luminose che sembrano altri soli che accompagnano quello vero (da qui, forse, l’espressione “cani del sole”, la cui etimologia rimane però incerta). Un fenomeno altrettanto spettacolare, ricordato come “il Miracolo dei sette soli”, si manifestò a Danzica nel 1661.
Un parelio molto evidente a Fargo, Fargo, North Dakota (USA) nel febbraio 2009.
Illustrazione di un parelio, di Hartmann Schedel per Le Cronache di Norimberga (1493).
Note e riferimenti
- [1]Il cambio di data, dal 1 aprile della iscrizione originaria al 20 aprile di quella del XVII secolo, potrebbe essere dovuta alla differenza tra il calendario gregoriano e quello giuliano precedentemente in vigore, sebbene l’impero svedese avesse adottato il gregoriano solo nel 1699.↩
- Bolin, Sture “GUSTAVO I Erikson Vasa, re di Svezia” in Enciclopedia Italiana. Treccani, 1933.
- Walter, François Catastrofi – una storia culturale. Angelo Colla Editore, 2009. Pag. 85. ISBN 978-88-89527-26-9