Gli incauti non errano

In Arte, Cultura, Dal mondo di Martino Sacchi

Queste tesi nascono dall’idea che le relazioni tra filosofia e reggaetón si trovano in uno stato di sovversione profonda. La questione non riguarda, come dovrebbe apparire evidente a partire dal fallimento clamoroso della patografia delle opere d’arte, il cosa sia possibile dire a partire dalla filosofia o dalla psicoanalisi sul reggaetón, bensì esattamente l’opposto. Ci si interroga quindi su ciò che il reggaetón può insegnare alla filosofia in vista di una lettura sintomatica. Si tratta quindi di relazionarsi con il reggaetón senza interrogare la verità del suo contenuto proposizionale, bensì di trattare a questi come un sintomo, formazione sostitutiva al di là di ogni logica proposizionale. Per rispondere alla domanda sulla possibilità di considerare il reggaetón o meno come arte, ricordiamo le parole di Adorno che, probabilmente, all’incipit della sua Teoria estetica, aveva in mente di tutto meno che il sole, il mare e la spiaggia:

Theodor W. Adorno in spiaggia

Theodor W. Adorno in spiaggia, scatenato.



Zur Selbstverständlichkeit wurde, daß nichts, was die Kunst betrifft, mehr selbstverständlich ist, weder in ihr noch in ihrem Verhältnis zum Ganzen, nicht einmal ihr Existenzrecht. Die Einbuße an reflexionslos oder unproblematisch zu Tuendem wird nicht kompensiert durch die offene Unendlichkeit des möglich Gewordenen, der die Reflexion sich gegenübersieht. Erweiterung zeigt in vielen Dimensionen sich als Schrumpfung.
È evidente il fatto che nulla di ciò che si riferisce all’arte è ormai evidente, né in sé stesso né nella sua relazione con l’intero, persino nemmeno nel suo diritto all’esistenza. La perdita di ciò che era possibile fare spontaneamente o in maniera non problematica non è compensato dall’infinità aperta del divenuto possibile, con cui la riflessione si affronta. L’ampliamento si mostra in molte dimensioni come restringimento.


Theodor W. Adorno

Ma senza dubbio ci è molto familiare il ruolo produttivo del malinteso nella storia delle idee. Forse ogni assunzione e ogni introiezione nel processo storico-ideale è possibile solo grazie a un simile malinteso produttivo, che nel fondo non è altro un sintomo della relazione paradossale che esiste tra ripetizione e differenza.

Firmar las paredes de tu laberinto
Y hacer de tu cuerpo todo un manuscrito.


Firmare le pareti del tuo labirinto
e fare del tuo corpo tutto un manuscritto


Despacito, Luis Fonsi (2017)

La penetrazione dell’assimilazione tra corpi e testualità non conosce limiti.

Vamos a hacerlo en una playa en Puerto Rico
Hasta que las olas griten “¡ay, bendito!”
Para que mi sello se quede contigo.


Lo faremo in una spiaggia a Porto Rico
fino a che le onde gridino “¡ay, bendito![1] affinché il mio marchio resti con te.


Despacito, Lusi Fonsi (2017)

Senza sacrificarne il senso avrebbe potuto dire «para que mi desecho se quede contigo» (perché il mio scarto resti con te). In effetti non c’è, da un punto di vista strutturale, differenza alcuna tra prodotto e scarto, visto che entrambi condividono la condizione ontologica di resto. Perciò l’allevamento di ogni nuovo nato non è nulla di più che l’amministrazione di uno scarto. Per lo stesso motivo non c’è differenza tra parlare di società scritturale ed escrementale. La “marca” di Fonsi ne è prova.

  1. [1]¡Ay, Bendito! (Ah, benedetto!), è un’espressione tipicamente portoricana, forma abbreviata di “¡Ay, Bendito sea Dios!“. È utilizzata anche come semplice interiezione, ma in particolare esprime compassione, empatia per chi sta soffrendo.

Qué bien se ve
Me hipnotiza su cintura
Cuando baila hasta los dioses la quieren ver
Ya no perderé más tiempo, me acercaré


È così bella
Mi ipnotizzano i suoi fianchi
Quando balla anche gli déi la vogliono vedere
Non perderò più tempo, mi avvicinerò


Raggaetón lento (bailemos), CNCO (2016)

Questa è l’inversione più radicale di ogni esistenza possibile post Christum. La figura di Cristo ammutolisce le divinità ancestrali e le inabissa, convertendole nei demoni delle epoche posteriori. D’altra parte, la storia post Christum si delinea a partire dall’attesa, del ritardo, della procrastinazione dell’apocalisse, e gli uomini, che non incrociano più il loro sguardo con quello degli dei, vivono sotto l’egida del katechon. Hölderlin e Schiller non dubitano nel loro diagnostico di fronte alla fuga degli dei:

«Aber Freund! wir kommen zu spät. Zwar leben die Götter,
aber über dem Haupt droben in anderer Welt
»


«Ma tardi, amico, giungiamo. Vivono certo gli Dei,
ma sopra il nostro capo, in un diverso mondo»

Hölderlin, Brot und Wein (1800)

E anche:

«Keine Gottheit zeigt sich meinem Blick.»


«Nessuna divinità si mostra al mio sguardo»



Schiller, Die Götter griechenlands (1788)

D’altra parte, «Ya no perderé más tiempo, me acercaré» viene cantato in un affanno di precipitazione, prefigurazione del tempo breve paolino proprio dell’apocalittica: è il tempo che il tempo ci mette per annichilirsi. Ma accorciare il tempo dell’umanità, proposito grandioso di ogni escatologia indomesticata, non riporterà indietro nessun dio. Questo non impedisce ai CNCO rimanere in attesa di un dio venturo.

Yo estoy activo 24/7
Conmigo no hacen falta los juguetes
Yo todavía nuevo de paquete



Io sono attivo 24/7
con me i giocattoli non sono necessari
sono ancora nuovo di “pacco”[2]


Mayores, Becky G feat. Bad Bunny (2017)

La premessa implicita, evidentemente ingannevole, risiede nel credere che il juguete, il sex toy, si comporti come un sostituto funzionale del pene, unico asse possibile del desiderio. Ciononostante, il sex appeal dell’inorganico non è disciplinato in un regime di luogotenenza, sarebbe a dire, questi non esiste invece di un punto originariamente fantasticato di soddisfazione totale. Lo slittamento originario all’interno dell’economia libidinale del soggetto tra il pene e il fallo, punto di disequilibro fonte di ogni perversione, cioè del soggetto tout court, impedisce la sostituzione compiuta tra il pacco di Bad Bunny e qualunque sex toy, a cui apparterrà sempre un resto intrinseco di godimento.

  1. [2]Qui c’è un doppio senso evidente: nuevo de paquete significa “nuovo di zecca”, ma il paquete è anche – come in italiano – il “pacco”.

Ricky Martin impersona la riflessione lacaniana sul godimento dell’Altro e l’impossibilità dell’incontro tra il soggetto e il suo desiderio. Dopo essere diventato sex symbol mondiale, si dichiara gay. Ma allo stesso tempo la barriera che tale dichiarazione frappose tra il desiderio e il soggetto è vissuta da questi come ostacolo alla realizzazione del godimento totale, quando in realtà non è altro che una protezione dal pacco di Ricky Martin che, ai fini della speculazione, possiamo solo supporre essere di dimensioni preoccupanti.

¿Qué dirías se esta noche
Te seduzco en mi coche?
Que se empañen los vidrios
Y la regla es que goces


Che ne dici se stanotte
ti seduco nella mia auto?
Che si appannino i vetri
e la regola è che tu goda


Propuesta indecente, Romeo Santos (2013)

L’analisi della moderna teoria psicoanalitica sui vincoli tra Legge e Godimento non è mai stata confermata in maniera così chiara. Non si tratta ovviamente di un insieme di regole per godere, bensì del Godimento stesso in quanto Legge. Dobbiamo tenere presente senz’altro che l’equazione è reversibile. Non solo dove c’è Godimento c’è Legge, ma è vero anche il contrario: dove c’è Legge, c’è Godimento. Kafka, Kant e Sade lo sanno perfettamente.

Le digo “Hola” ella me dice “Goodbye”
Si yo le salgo por la izquierda, se va pa’ la derecha


Le dico “ciao” lei mi dice “arrivederci”
se vado a sinistra, se ne va a destra


Picky, Joey Montana (2015)

In Picky di Joey Montana siamo introdotti al dramma della lussuriosa vicinanza dei corpi e dell’infinita lontananza delle anime che lo stesso Machado segnalò:

«Siempre que nos vemos
Es cita para mañana
Nunca nos encontraremos»


«Ogni volta che ci vediamo
È un appuntamento per domani
Non ci incontreremo mai»


Antonio Machado, Poesías completas[3]

Joey Montana ci presenta la cifra dell’incontro impossibile: in un’epoca in cui gli uomini respiravano ancora al ritmo degli dei, Montana avrebbe cantato miti orfici.

  1. [3]VI edizione 1946. Madrid: Editorial Espasa Calpe. Pag. 340.
L'autore

Martino Sacchi

Studia filosofia a Barcellona, appassionato di lotta e rum. Avrebbe voluto pubblicare, tra gli altri, “Ricky Martin, interprete critico della modernitá”, “Paperon de Paperoni e il protocapitalismo calisotese” e “l'ontologia di Alien”. Non ha mai nemmeno fondato nessuna rivista, ma quello che non ha è quel che non gli manca.